La Cianotipia
La Cianotipia è una tecnica di stampa a contatto, mediante raggi UV, che richiede un negativo della stessa dimensione dell’immagine finale.
In questa tecnica di stampa, risalente alla metà dell’800, l’agente sensibile è un sale del Ferro trivalente. I Sali di Ferro trivalente sono alla base di altre tecniche di stampa, come: Platino e Palladiotipia, e la stampa bruna Van Dyck. Il Ferro trivalente viene ridotto, in presenza di luce UV, a bivalente che a sua volta può ridurre altri composti con cui viene a contatto.
Nel caso della Cianotipia i composti in gioco sono: il Ferro ammonio Citrato (quello verde) e il Potassio Ferricianuro.
Durante l’esposizione alla luce si viene a formare il Ferrocianuro Ferrico (Blu di Prussia) che rimane intrappolato nelle fibre della carta per formare l’immagine. L’immagine così ottenuta è molto stabile, ma si può degradare in presenza di sostanze alcaline. Può anche sbiadire in presenza di molta luce solare diretta; a questo si può rimediare tenendola per alcuni giorni al buio.
La stampa cianotipica può essere effettuata su qualsiai supporto (tessuto, carta, legno).
La carta sensibilizzata non può essere conservata, deve essere utilizzata quasi subito. L’asciugatura può essere accelerata usado il phon tiepido. Il tempo di esposizione varia in funzione della potenza della lampada UV utilizzata e della distanza dalla carta. Una lampada da 100 Watt, alla distanza di circa 30cm richiede tempi da 30 a 60 minuti.
Non ci sono passaggi di sviluppo e fissaggio. E’ sufficiente un buon lavaggio in acqua corrente per ottenere la stampa definitiva.
Il materiale occorrente è di facile reperibilità. Non serve neanche la luce di sicurezza; è sufficiente evitare l’esposizione a lampade a risparmio energetico e ai tubi fluorescenti. Sono due fonti di luce che possono emettere radiazioni UV. La disponibilità di un torchietto facilita ma qualche altra soluzione equivalente può andare bene.
Per comodità di chi inizia per la prima volta è disponibile un kit. Vedi sezione kit in questo sito.
Ci sono due metodi per cianotipia. Quello antico, tradizionale, introdotto nel 1842 da Sir J. Heschel, estremamente semplice, che prevede il Citrato Ferrico di Ammonio e il Ferrocianuro di Potassio, diluiti così a formare due soluzioni:
Soluzione A
12 g di Ammonio Ferrico Citrato in 50 ml acqua (20 parti per 100 di acqua)
Soluzione B
8 g di Potassio Ferricianuro in 50 ml acqua (16 parti per 100 di acqua)
Si trovano anche indicazioni di maggiori diluizioni dei chimici, soprattutto della soluzione B, i risultati sono simili, cambiano i contrasti e i tempi di esposizione a parità di negativo. I dosaggi non devono necessariamente essere molto precisi.
Le due soluzioni vengono preparate separatamente e lasciate maturare per 24 ore prima del loro utilizzo.
La sensibilizzazione della carta va fatta con pari dosi di A e B, che vanno miscelati immediatamente prima di utilizzarli, perché il composto è instabile e precipiterebbe in breve tempo il blu di Prussia (il composto finale della reazione di ossidoriduzione innescata dalla luce) ma soprattutto diventerebbe un terreno di coltura per muffe, che prolifererebbero in un tempo relativamente breve. La sensibilizzazione della carta viene effettuata stendendo la soluzione con un pennello. Per avere una maggiore estensione tonale è preferibile stendere sue mani di sensibilizzante, asciugando tra una stesura e l’altra. Usare un phon con aria a bassa temperatura sul retro della carta.
Lo sviluppo va condotto in acqua distillata. Un consiglio per ampliare la gamma tonale è di acidulare il bagno di sviluppo con l’1% di Acido Citrico o Acetico. Il meglio, in assoluto, è acidulare con Acido Nitrico all’1%. Dopo lo sviluppo la stampa va lavata in acqua corrente per almeno 20-30 minuti.
Negli ultimi decenni Mike Ware ha sviluppato una variante che usa sali di Ferro Ammonio Ossalato e Potassio Ferricianuro. Il risultato è vantaggioso perché si ottiene un’unica soluzione stabile (stabilizzante Ammonio Dicromato), che richiede tempi di esposizione più brevi, maggior separazione dei toni soprattutto nelle alte luci e ombre più profonde, aumentando così la densità finale dell’immagine e riducendo le “bruciature” delle luci, che richiedevano sviluppi attenti in bagni acidi invece che nella semplice acqua. Purtroppo questo è a spese di una certa (modesta) complessità nella ricostituzione chimica della soluzione finale. Per chi decidesse di intraprendere questa strada può utilizzare il kit già predosato presente nel listino.
Per approcciarsi alla cianotipia è conveniente fare un po’ di esperimenti con il metodo tradizionale (con cui si possono ottenere ottimi risultati) concentrandosi sul procedimento di stampa piuttosto che non sui problemi chimici, e magari passare in un secondo tempo al metodo “nuovo”.
I prodotti chimici usati in questo procedimento sono da considerarsi tossici e inadatti al consumo umano o animale. L’utilizzatore deve essere consapevole dei rischi e fare ogni sforzo per proteggere gli esseri viventi e l’ambiente. I rifiuti chimici non vanno mai svuotati negli scarichi domestici o smaltiti insieme alla spazzatura. Per il corretto smaltimento consultare la discarica locale.