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Kallitipia

 

Il processo di stampa denominato Kallitipia, venne sviluppato  da W.W.J. Nicol tra il 1889 e il 1891.

Inizialmente venne utilizzato in tre varianti conosciute come I, II e III.  La formulazione, simile al Van Dyke,  di base prevede l’uso di Ossalato Ferrico (al posto del Ferro Ammonio Citrato del Van Dyke) e Argento Nitrato come agenti sensibilizzanti. L’esposizione alla luce UV consente di ottenere un’immagine su carta. Ulteriore differenza con il Van Dyke è che, mentre quest’ultimo si sviluppa in acqua, il Callitipo richiede uno sviluppatore specifico.

Molte variazioni sul processo di Kallitipia sono stati pubblicati dal tempo di Nicol.

Per l’esecuzione sicura del procedimento deve tutto essere tenuto scrupolosamente pulito.

La Kallitipia  è facilmente contaminabile da piccole quantità di metalli o altre sostanze chimiche, così contenitori, vasche,  pennelli, ecc. devono essere scrupolosamente puliti. La pulizia si effettua agevolmente sciacquando con Acido Cloridrico diluito (10%) che può essere recuperato e utilizzato molte volte.

Tutte le soluzioni devono essere fatte usando acqua demi.

La Kallitipia è economica e versatile. Il colore finale può variare da un marrone caldo ad un nero neutro in base allo sviluppatore. In più il viraggio può ulteriormente alterarne il colore e intensificare le profondità dei neri. La distinzione da una platinotipia può essere ardua, se non impossibile, anche per occhi esperti.

Correttamente gestita, la sua persistenza archivistica è lunga.

I chimici utilizzati inizialmente per questo procedimento sono:

Sensibilizzante                

Argento Nitrato                              10gr

Ossalato Ferrico                             20gr

Sviluppo                           

Sodio Citrato                                   200gr

Ammonio Citrato                            200gr

Chiarificante

EDTA Tetrasodico                             40gr

Fissaggio                           

Sodio Tiosolfato                             50gr

Ammoniaca concentrata              50ml

Il processo in breve

Un sensibilizzante formato da parti uguali di soluzione di Nitrato d’Argento e Ossalato ferrico viene steso su una carta, in luce ad incandescenza attenuata. Una volta asciutta viene esposta alla luce UV del sole o di una sorgente artificiale attraverso un negativo ad alta densità posto a contatto con la superficie fotosensibile. L’esposizione corretta genera una tenue immagine, chiaramente visibile nelle ombre, che deve essere completata da un agente riducente, che è lo sviluppatore. Appartiene pertanto alle DOP (develop out prints), cioè a stampe che devono essere sviluppate per completare le reazioni chimiche. L’immagine correttamente sviluppata viene lavata, eventualmente ma non necessariamente virata, e poi fissata in tiosolfato (iposolfito) di Sodio.

Il materiale occorrente è di facile reperibilità. Per comodità di chi inizia per la prima volta è disponibile un kit. Vedi sezione kit in questo sito.

E’ necessario lavorare in ambiente di luce attenuata. Sono da evitare le lampade a risparmio energetico e i tubi fluorescenti. Sono due fonti di luce che possono emettere radiazioni UV. La disponibilità di un torchietto facilita ma qualche altra soluzione equivalente può andare bene.

Si dispone la soluzione sensibilizzante sulla carta utilizzando un pennello. L’Argento Nitrato reagisce, sotto l’azione dei raggi UV, con le impurità come polvere e vari materiali, quindi tutto deve essere molto pulito. A questo punto si procede all’esposizione mettendo a contatto il negativo con la carta.

La carta

Le caratteristiche sono comuni a quelle di metodiche analoghe: 100% di cotone, acida, di grammatura sufficiente e lavorazione liscia per ottenere i migliori dettagli. Non necessita di gommatura (sizing), se la carta è trattata industrialmente in modo adeguato. Carte di alta finitura e pregio sono per esempio la Berger Cot 320 g, la Crane’s Platinotype o la Arches Platine. Ogni carta ha un fronte e un retro. In presenza di filigrana, il fronte è quello che consente di leggerla correttamente. È comunque il lato migliore, facilmente individuabile allo sguardo e al tatto. N.B. Usare le carte dal lato corretto è sempre preferibile, ma nel caso della Arches platine è indispensabile, poiché è trattata solo da questo lato.

Reagenti sensibilizzanti

Soluzioni

Occorre preparare due soluzioni, da miscelare immediatamente prima della sensibilizzazione della carta.

Parte A: Nitrato d’argento al 10%

Aggiungere 10 grammi di Nitrato d’argento a 100 cc di H2O distillata. Nel kit la soluzione è già pronta.

Parte B: Ossalato Ferrico al 20%

Aggiungere 20 grammi di Ossalato Ferrico in polvere a 100 ml di H2O distillata. Nel kit la soluzione è già pronta.

Sciogliere il nitrato d’argento in acqua è semplice e istantaneo. Una soluzione di nitrato d’argento, conservata in boccette ermeticamente chiuse, in luogo fresco e al riparo dalla luce intensa ha una vita lunghissima, pressoché indefinita.

L’ossalato ferrico in soluzione va conservato al freddo, in frigorifero, al riparo dalla luce e in confezioni ermeticamente chiuse ma anche così ha una sua scadenza, variabile, da 6 mesi a un paio d’anni. Per questo qualcuno preferisce acquistare la polvere e ricostituirlo con una periodicità. Però non è semplice da sciogliere, sono necessarie alcune ore e riscaldando a non più di 50°C. Una leggera precipitazione (il liquido trasparente diventa lattiginoso, come orzata)  va eliminata con semplice filtrazione. Inoltre non tutti i composti in polvere sono uguali, quello fornito nel kit si scioglie agevolmente ed è stabile nel tempo. La concentrazione usata nella Kallitipia è più bassa che per la Platinotipia e questo rende tutto più agevole. L’Ossalato Ferrico non è tossico o pericoloso per contatto. Non va ingerito.

Conservate le due soluzioni separatamente e usare siringhe dedicate per la loro miscelazione. Non miscelate mai le due soluzioni se non prima dell’uso, perché inevitabilmente l’argento precipiterà in un breve lasso di tempo.

L’ossalato ferrico è vecchio quando provoca velature o lascia le luci giallastre (ammesso che questi fenomeni non abbiano altre spiegazioni). Anche la presenza di precipitato nella boccetta indica una riduzione spontanea ad ossalato ferroso insolubile.

Stesa del sensibilizzante.

Mescolate in parti uguali la soluzione A e B, calcolando per una superficie di 20X25 cm (8X10”) 40-50 gocce in tutto, a seconda del metodo di stesa: il cilindro non assorbe sensibilizzante come il pennello.

Utilizzate bicchierini a bocca larga e bassi, in cui preparerete il sensibilizzante nella quantità corretta, un bicchiere per ogni foglio da sensibilizzare.

Segnate con una matita i contorni del negativo, delimitando l’area da rendere sensibile;

Metodo al pennello: versate la soluzione sensibilizzante sulla carta e con un pennello piatto e largo, lievemente inumidito in acqua, per evitare che questo assorba tutto il sensibilizzante, stendete il liquido con pennellate uniformi e sistematiche in tutte le direzioni. Fermatvi quando non si vedono più pozze di liquido.

Metodo al cilindro. Procuratevi una bacchetta  in vetro o plexiglas larga come la misura che volete coprire e di diametro di 7-8 mm. Appoggiatelo ad un bordo e con l’aiuto di una siringa riempite di sensibilizzante il menisco che la bacchetta forma con la carta. Poi spingete avanti il liquido facendo rotolare la bacchetta che formerà da subito uno strato uniforme. Fate alcuni passaggi fino a che il liquido è ben distribuito. Per ampie superfici può essere preferibile iniziare con la bacchetta e terminare con qualche pennellata molto leggera.

Asciugatura della carta

La carta va fatta asciugare del tutto. Appoggiare un negativo sulla carta umida significa ottenere una brutta stampa ma soprattutto rischiare di danneggiare irrimediabilmente il negativo.

Si può appendere o lasciare orizzontale; il processo può essere accelerato con l’aiuto di un phon soffiando aria fredda e puntato al retro del foglio.

Si può appendere o lasciare orizzontale; il processo può essere accelerato con l’aiuto di un phon soffiando aria fredda e puntato al retro del foglio.

Esposizione

L’esposizione avviene a contatto con luce UV fornita dalla luce del sole o di lampade a UV. I tempi di esposizione a parità di sorgente luminosa e parità di negativo sono paragonabili al Palladio-Platino, ma vanno testati. L’uso di cornici a contatto con un dorso congegnato in modo da consentire l’apertura di una sua parte mantenendo a registro il negativo, consente di controllare lo stato di avanzamento del processo. L’esposizione corretta produce una tenue immagine, che – per chi abbia praticità con il palladio-platino – è simile ma dev’essere un po’ più decisa. Gli anglosassoni riferiscono il Platino ad un “hint” o “whisper of image”, mentre in Kallitipia si esprimono con un “whisper stage of image”.

Per un aggiustamento fine del risultato, si può effettuare un provino con valori crescenti di esposizione, scegliendo il tempo corretto in base la risultato. In questo caso è necessario non solo completare il processo, ma anche lasciar asciugare bene la stampa, per poter giudicare.

Sviluppo

 

Sviluppatori frequentemente usati

1) Sodio Citrato 20% (bruno seppia)

Sodio citrato                      200 g

Acqua distillata                  1 litro

Ha alcuni vantaggi. È semplice da preparare. Si schiarisce bene nelle luci. Può essere utilizzato per controllare il contrasto utilizzando Dicromato di potassio (riferirsi a testi più approfonditi per questa opzione). Dopo un certo uso (consumo del 30%) va rabboccato con soluzione fresca, non solo per mantenerne il volume, ma anche per evitare colorazioni non volute nelle alte luci.

2) Ammonio citrato 20% (bruno rossastro, caldo)

Ammonio citrato               200g

Acqua distillata                  1 litro

È lo stesso sviluppatore che si utilizza in platinotipia. Dà un contrasto alto. È semplice da preparare e dà risultati affidabili.

3) Sodio Citrato 20%  e  Ammonio Citrato. 20%

Ammonio citrato             200gr; Acqua distillata 1 litro

Sodio citrato                     200gr; Acqua distillata 1 litro

Lo sviluppo è costituito da 500ml   di ognuna delle due soluzioni mescolate insieme.  Questo sviluppo dà toni caldi color seppia/marrone.

4) Sodio Acetato (bruno-nero, neutro)

Sodio acetato                     75 g

Acido tartarico                   3 g

Acqua distillata per fare un litro

Sciogliere il sodio acetato a 750 ml di acqua calda, aggiungere l’acido tartarico fino a dissoluzione, poi acqua fino a fare un litro. Ha un contrasto morbido.

Procedimento

Lo sviluppo di una stampa in Kallitipia è importante, perché è durante questa fase che vengono eliminati i Sali di ferro che sono rimasti inalterati.  Un tempo di sviluppo almeno di 5-10 minuti è sufficiente per raggiungere questo risultato. L’immagine comincia a comparire dopo i primi minuti. Il Sodio Citrato in combinazione con l’Ammonio Citrato funziona molto bene come sviluppatore, dando toni più caldi.

Utilizzare una bacinella pulita e possibilmente in seguito dedicata solo alla Kallitipia. Deporre il foglio sul fondo con la faccia in su. Versare lo sviluppatore in un gesto unico e rapido, coprendola tutta nel minor tempo possibile, uniformemente. Lasciare immerso per 5-10 minuti. La densità deve essere un po’ più alta del risultato finale che ci si attende, perché si schiarirà. Il colore cambierà ancora nei bagni e con l’asciugatura, riguadagnando di nuovo un po’ di densità. Giudicate il risultato sempre a processo finito.

Lavaggio e schiarita delle luci

Acqua demi e un pizzico (fino a un cucchiaino su un litro) di acido citrico. 4-5 minuti

NOTA: NON usare acqua del rubinetto. E’ di grande importanza che questo risciacquo sia leggermente acido per evitare  la formazione di composti di idrossido ferroso che sono quasi impossibili da rimuovere.

Schiarimento

Dopo lo sviluppo la stampa deve essere risciacquata. Si fanno due risciacqui per 2 minuti, con agitazione continua, in acqua di rubinetto.  Facendo seguire a questi risciacqui  almeno 5 minuti in un bagno di schiarimento  1,5% EDTA.  Infine, si lava la  stampa per due minuti in acqua corrente prima del viraggio (eventuale) o del fissaggio.

Il bagno di EDTA è molto efficace per cancellare eventuali macchie, anche più efficacemente dell’Acido Citrico. Prolungare il tempo nel bagno di schiarimento per 10 o 15 minuti, se necessario, per eliminare eventuali macchie.

Il bagno di schiarimento riduce un po’ il contrasto della stampa.  Se le macchie dovessero riapparire dopo il fissaggio, si può riportare la stampa in un bagno fresco di schiarimento per un tempo più lungo.

Viraggio

Un eventuale viraggio va effettuato a questo punto del procedimento prima del fissaggio. Il viraggio si effettua utilizzando bagni di metalli diversi a seconda della tonalità che si vuole ottenere; possono essere usati Sali di Selenio, Platino, Oro. Queste operazione saranno approfondite in un’altra sezione.

Fissaggio

Mescolare 50 g di tiosolfato (Iposolfito) di Sodio in 1 litro d’acqua, aggiungere un po’ d’ammoniaca. Si può usare quella in vendita nei negozi di casalinghi. Nel kit è fornita ammoniaca concentrata, da usare con cautela: 5 ml, da aggiungere dopo che il tiosolfato è sciolto, riduce il pericolo di sbianca che può accadere in kallitipia al momento del fissaggio. Se dovesse avvenire comunque, aumentare la concentrazione del nitrato d’argento. Si fissa l’immagine immergendo la stampa per massimo 2 minuti.

Lavaggio Finale

Si lava la stampa in acqua corrente per almeno 30-40 minuti.

Precauzioni per l’uso del Nitrato di Argento. Il nitrato d’argento è caustico e può causare cecità se giunge a contatto con gli occhi. Utilizzare guanti nitrilici e occhiali o mascherina. Il nitrato d’argento non è fotosensibile fino a che non si lega a materiale organico. Se tocca la pelle anche in concentrazioni molto diluite provoca macchie bruno-nerastre dovute a colorazione delle proteine degli strati profondi dell’epidermide, che non possono essere lavate via. Se ne andranno solo con la fisiologica desquamazione cutanea. Sciogliere il nitrato d’argento in acqua è semplice e istantaneo. Una soluzione di nitrato d’argento, conservata in boccette ermeticamente chiuse, in luogo fresco e al riparo dalla luce intensa ha una vita lunghissima, pressoché indefinita.

I prodotti chimici usati in questo procedimento sono da considerarsi tossici e inadatti al consumo umano o animale. L’utilizzatore deve essere consapevole dei rischi e fare ogni sforzo per proteggere gli esseri viventi e l’ambiente. I rifiuti chimici non vanno mai svuotati negli scarichi domestici o smaltiti insieme alla spazzatura. Per il corretto smaltimento consultare la discarica locale.

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